Corbaccio
Ente
Società anonima editrice Corbaccio
Editore di 4 risorse
Casa editrice fondata nel 1918 da Paolo Nobile e Aristide Raimondi. Nel 1923 fu acquistata da Enrico Dall'Oglio e nel 1992 da Longanesi. Nel 2005 è passata al Gruppo Editoriale Mauri Spagnol

Il Corbaccio è una narrazione in prosa dello scrittore italiano Giovanni Boccaccio. L'opera, composta negli anni della maturità dello scrittore e presumibilmente nel 1366, è scritta in volgare secondo lo schema delle rime petrose. Ci è stata tramandata in ottantadue codici; quello più attendibile, a seguito degli ultimi studi, pare essere il Laurenziano XLII, scritto a mano da . [...] L'etimologia del titolo risulta ancora incerta e rimangono due ipotesi: potrebbe riferirsi al curbascio (che è un particolare frustino, da intendersi qui contro le donne), oppure potrebbe riferirsi al corvo, inteso qui come simbolo dell'amore che fa impazzire. Nei bestiari in effetti il corvo era contrapposto alla colomba, simbolo di fedeltà nuziale, in quanto non aveva fatto ritorno all’Arca quando Noè lo aveva liberato e, così facendo, aveva abbandonato la compagna per un celibato itinerante. Si tratta dello stesso fine che si propone l’opera boccaccesca, concepita come un viaggio iniziatico verso La Sapienza (addirittura con la ripresa di alcuni stilemi danteschi) percorribile soltanto a patto di rinunciare al degrado indotto dalla passione amorosa. Con questo opuscolo Boccaccio s’inserisce in un filone satirico della letteratura medievale che si rifaceva a San Girolamo, autore dell’Adversus Iovininianum, un trattato del IV secolo in cui erano elencati alcuni dei luoghi comuni più ricorrenti nella retorica misogina (come la rarità della virtù muliebre, la schiavitù del matrimonio, la tendenza femminile a vizi come avidità, ira, lussuria). Un punto di riferimento più prossimo potrebbe essere il trovatore occitano Marcabruno, la cui poesia ha una forte vena moralizzatrice, misantropa e misogina. Ad ogni modo in quest’opera tarda si proiettano i turbamenti religiosi dell’ultimo Boccaccio, la sua dedizione all’erudizione, il culto dantesco. In questo scritto l’autore rovescia la sua concezione precedente dell’amore e del pubblico: nelle opere giovanili la passione era vista come una forza positiva, fonte d’ingentilimento dell’animo, mentre adesso diventa causa d’abbruttimento e di degradazione; lo scrittore si era rivolto inoltre ad un pubblico femminile, con l’intento d’intrattenere un uditorio non letterato, ora invece le donne sono respinte per rivolgersi ad un pubblico più elevato e colto.