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La Casa dei Suoni 2007

La Casa dei Suoni 2007

...in principio era il numero

Sabato 19 maggio 2007, ore 10-22 - Istituto Superiore di Studi Musicali Peri-Merulo, Biblioteca Armando Gentilucci

Dodici ore filate con la musica all'Istituto Peri, per questo nuovo incontro con l'iniziativa che l'anno scorso ha promosso un'occasione nuova nell'approcciarsi al mondo dei suoni. In una gigantesca casa dei suoni, come già era accaduto l'anno scorso, è stato possibile ascoltare la musica insieme ai discorsi su di essa.
Quest'anno è emerso un obiettivo ben preciso: indagare i rapporti che da sempre l'arte dei suoni intrattiene coi numeri.
 
 
Quando la musica risuona "il numero si dispone ovunque a proporre ordine e suggerire serie, a disporre simmetrie e a invertire proporzioni… a moltiplicare frammenti, a proiettare geometrie e distribuire presenze" (Franco Donatoni, Antecedente X, 1980). Nella trasmissione della cultura si documenta il persistere di questo substrato conoscitivo che la musica da sempre porta con sé in forme più o meno consapevoli: un principio ordinatore che informa in astratto le sue strutture di base come intervalli, scale, modi, sistemi, così come gli aspetti che regolano il calarsi nel tempo di quelle strutture e dunque il rapporto col ritmo e con le modalità progettuali e operative che presiedono al comporre. È un numero inconscio, che dimentica subito se stesso quello che emerge all’ascolto delle partiture musicali che la storia ci ha consegnato in più di mille anni. Esso si riconosce soltanto a posteriori quando, invisibilmente, si è già innumerato nelle cose, motivo per cui la percezione della musica non si risolve in mero computo ma in attività autoconoscitiva in cui ciascuno coglie il proprio ritmo interiore reso fisico e sonoro.
 
ore 10 - Biblioteca, macchina del tempo

Da sempre le biblioteche racchiudono gli effetti documentari della nostra cultura. Tracce del passato ci accolgono con quella stessa generosità di stimoli che invitano ad approfondire la nostra natura, il nostro modo di essere nel presente. Il pensiero che vi è depositato ci parla e invita a metterci in ascolto di noi stessi, a guardarci con occhi nuovi. Se poi la musica si interpone a filtrare il nostro sguardo sul mondo ci accorgiamo che improvvisamente le distanze che ci separano dal passato non esistono più; che grazie alla musica che ci avvolge possiamo percorrere in lungo e in largo l’asse del tempo senza che questo ci condizioni o ci distolga dal reale punto di vista, senza che questa straordinaria “macchina del tempo” ci imprigioni troppo a lungo tra i suoi ingranaggi e ci coinvolga in un viaggio senza ritorno.
 
Mario Castelnuovo-Tedesco, Variazioni attraverso i secoli, op. 71 (1932) per chitarra
Giacomo Baldelli, chitarra
 
Goffredo Petrassi, Nunc (1971), per chitarra
Matteo Montipò, chitarra
 
György Ligeti, Etudes pour piano (1.er livre) (1985):
n. 5, Arc-en-ciel
n. 6, Automne à Varsovie
Letizia Michielon, pianoforte
 
Wolfgang Amadeus Mozart, Le nozze di Figaro KV 492 (1786): Cinque…dieci…venti
Costanza Gallo, soprano
Andrea Bonsignore, baritono
Elisa Montipò, pianoforte
 
Interventi di Monica Boni
 
ore 11 - “In accordo” con LA440

I suoni dell'ottava ottenuta per successione di quinte naturali, in accordo con l'applicazione dei rapporti proporzionali risalenti, secondo la tradizione, a Pitagora, dà luogo ad una successione asimmetrica. Se si osservano gli intervalli minimi, la suddivisione del tono dà luogo a due metà di differente lunghezza a seconda che si provenga dal tono posto immediatamente prima o dopo. Questo fatto rende impossibile ad uno strumento ad accordatura predeterminata come una tastiera di risultare intonato nel momento in cui suona insieme ad uno strumento ad intonazione “naturale” come uno strumento a fiato. Col compromesso del cosiddetto “temperamento equabile” si giunge, con un grado di approssimazione ottenuta per calcolo matematico, ad eguagliare artificialmente l'entità dei semitoni.
 
Johann Sebastian Bach, Das wohltemperierte Klavier:
dal 1. libro (1722): Preludio e fuga n. 5 BWV 850 in re maggiore
dal 2. libro (1738-42): Preludio e fuga n. 22 BWV 891 in si bemolle minore
Riccardo Castagnetti, clavicembalo
 
Interventi di Margherita Pierantoni
Esempi da La Monte-Young, The well-tuned Piano
 
ore 11.30 - Archetipi della musica: il numero-suono

La riflessione sulla musica ha radici molto lontane. La sua rilevanza nel pensiero filosofico che dall'antichità si estende fino alle soglie dell'età moderna, attraverso l'intensa rielaborazione compiuta in epoca altomedievale, è significativa e degna di attenzione. Per comprenderne le ragioni occorre riportarsi alla dimensione puramente speculativa in cui la musica trovava nella scienza dei numeri la spiegazione logica delle sue strutture fondamentali. Le proporzioni aritmetica e geometrica, applicate in sede sperimentale alle sezioni di una corda vibrante, davano come risultato gli intervalli fondamentali della scala diatonica: la quarta, la quinta, l'ottava. Il pensiero sulla musica non passava perciò attraverso il fallace giudizio dei sensi ma trovava la sua unica spiegazione nei “numeri sonori”, in una sorta di simbiosi tra metafisica del numero, fisica del suono e bello musicale.
 
Interventi di Guido Mambella
Letture da Platone, Aristotele, Agostino, Boezio, Zarlino
 
ore 12 - Harmonia mundi: la musica dei pianeti

Al numero, principio informatore che regola altresì le proporzioni dell'intero universo, dobbiamo, secondo gli antichi filosofi, il concetto di armonia. L'inudibile suono che i pianeti emettono nel corso delle loro circonvoluzioni trova il proprio corrispettivo nella gamma organizzata della cetra a sette corde che il mito attribuisce al musico Terpandro. Armonia è dunque fondamentalmente la scala musicale ottenuta attraverso la composizione di intervalli ricavati attraverso le proporzioni numeriche. Come avviene per le consonanze e le dissonanze della scala, c'è armonia quando si conciliano entità in opposizione: la perfezione e il suo contrario, il pari e il dispari, l'unità e la molteplicità. La musica è dunque espressione fisica e metafisica a un tempo dell'armonia che è fuori e dentro di noi. L'organizzazione in scale del materiale sonoro rappresenta perciò una costante nella storia così della teoria come della pratica compositiva.
 
Bela Bartok, Mikrokosmos, (1937):
1. vol.: n. 32 in modo dorico e n. 34 in modo frigio
Eugenia Marzi, pianoforte
2. vol.: n. 37 in modo lidio
Matilde Fornaciari, pianoforte
 
Gaudeamus omnes (introito in modo dorico)
Virtute magna (responsorio in modo frigio)
Christus factus est (graduale in modo lidio)
Palma Choralis
Giovanni Landino, Francesco Pezzi, Livio Ticli, cantori
Marcello Mazzetti, direttore
 
Olivier Messiaen, Quatuor pour la Fin du Temps: 3. Abîme des oiseaux, per clarinetto solo
Gaetano Nenna, clarinetto
 
Interventi di Francesca Magnani, Marcello Mazzetti, Roberto Fabbi

Video per gentile concessione de “I teatri”: Luigi Nono, Polifonica Monodia Ritmica, Nuovo Ensemble di Musica/Realtà
 
ore 13 - Polifonica monodia ritmica

Nel rapporto tra l'uno e il suo doppio si realizza la prima esperienza di conciliazione degli opposti, l'unità tra il primo pari e il primo dispari. Il prototipo di polifonia che ci viene riferito dai trattati è un canto a due voci in cui esse procedevano sincronicamente: la distanza tra le voci ricalcava ancora una volta la qualità intervallare delle consonanze perfette secondo la teoria delle proporzioni numeriche. Gli artifizi ritmici che cominciarono ad animare questa maestosa uniformità favorirono una più intima confidenza dei musicisti con la fisicità del suono. Si comincia cioè a lavorare sul rapporto tra unità melodica di base e molteplicità intesa come possibilità di un suo sdoppiarsi alla ricerca di varietà di rapporti nell’unità di tempo: procedimenti omoritmici si oppongono ad episodi “in contrappunto” in questo primo tentativo di conferire ordine al movimento.
 
dal Codex Calixtinus: Congaudeant Catholici (conductus/versus)
dal ms Paris, BN, Fonds latin 1139: Leccio libri sapience (lectio)
dal ms. Paris, BN Fonds latin 3549: Benedicamus Domino – [H]umane prolis (tropo)
dal ms. Firenze, Bibl. Laurenziana, Pluteo 29,1: Alleluia, Christus Resurgens (organum)
Palma Choralis
Giovanni Landino, Francesco Pezzi, Livio Ticli, cantori
Marcello Mazzetti, direttore
 
Elliott Carter: Eight pieces for Timpani (1950/66): 1. Saëta, 5. Improvisation, 8. March
Matteo Manzini, percussioni
 
Interventi di Marcello Mazzetti, Matteo Manzini, Roberto Fabbi
 
ore 14 - Misteri dei numeri: prassi e simbologie

Il numero è sempre stato considerato un riferimento simbolico per esprimere le realtà trascendenti. Secondo un punto di vista metafisico, ogni numero, assumendo in sé le nozioni di qualità e di quantità, rappresenta il grado di discesa dell'Uno o archetipo informale nella molteplicità delle sue manifestazioni formali e perciò numerabili. Ciò spiega l'importanza che rivestono gli aspetti aritmologici nei riti, essendo il numero il principale modello nella mente del Creatore. Le scienze matematiche e, al loro interno, i numeri che determinano i suoni dispongono perciò alla conoscenza muovendo dai misteri inaccessibili al pensiero razionale, poiché arrivano a parlare dei rapporti su cui si basa l'ordine cosmico. Nell'incontro fra canto sacro orientale e pensiero pitagorico si uniscono scienza delle invocazioni e scienza dei numeri. Le formule melodiche associate ad una sequenza di lettere sono alla base dell'applicazione della metafisica del suono alla prassi, all'arte dei suoni.
 
dal ms. Athos, Laura Γ 3: Tu deipnou sou tou mystikou (koinonikon-canto di comunione)
dal ms. Barb. gr. 300: Echemata kat’echon
Palma Choralis
Giovanni Landino, Francesco Pezzi, Livio Ticli, cantori
Marcello Mazzetti, direttore
 
Johann Sebastian Bach, Die Kunst der Fuge BWV 1080 (1745-50): Contrappunto n. 1
Riccardo Castagnetti, clavicembalo
 
Tomás Luis de Victoria, Lamentationes (1585)
Cappella Musicale San Francesco da Paola
Silvia Perucchetti, direttore
 
Aleksandr Skrjabin, Studi: op. 2 n. 1 in do# minore (1887-9); op. 42 n. 4 in fa# maggiore (1903), per pianoforte
Luca Poppi, pianoforte
 
Interventi di Sandra Martani, Silvia Perucchetti, Luca Poppi
 
ore 15 - Specchi invisibili dei suoni: canoni ed enigmi

Nella composizione polifonica l’antecedente (dux) e il conseguente (comes) rappresentano entità vocali o strumentali in simmetrica opposizione. L'artificio contrappuntistico perfetto dà luogo al cosiddetto canone (dal greco regola) in cui l'intera linea di proposta viene riprodotta in maniera rigorosa dall'inizio alla fine dalla voce che ne costituisce il conseguente. La sua costruzione rappresenta un esempio straordinario di elaborazione intellettuale delle possibili relazioni tra i sette suoni. I segreti di quest'arte sono stati dimenticati e i procedimenti che hanno dato luogo alle vertiginose composizioni dei musicisti fiamminghi del Cinquecento e degli eredi immediatamente successivi restano impenetrabili enigmi. Studi recenti hanno cercato di ricostruire induttivamente, mediante il ricorso a ipotetici schemi logico-numerici, degli analoghi tecnici per la loro realizzazione.
 
L’Hoste da Reggio: Magnificat - VIII tono (1550) a 5 voci
Cappella Musicale San Francesco da Paola
Silvia Perucchetti, direttore
 
Michael Maier, Atalanta fugiens (1617):
fuga XLV (a specchio) Sol, fax clara poli
Claudia Bugli, soprano
Lucia Bagnoli, contralto
Erminio Gianferrari, basso

fuga XLVI (reciproca) Jupiter è Delphis aquilas
Claudia Bugli, soprano
Maria Chiara Gallo, mezzo soprano
Lucia Bagnoli, contralto

fuga XLVII (in 9 duplici supra) – sogg. per aumentaz., Hinc ubi Sol oritur
Claudia Bugli, soprano
Lucia Bagnoli, contralto
Erminio Gianferrari, basso
 
Johann Sebastian Bach, Goldberg Variationen BWV 988 (1741-42): Aria e Canone
Angelo Armani, pianoforte
 
Johann Sebastian Bach, Musikalishes Opfer BWV 1079 (1747): Canones diversi super thema regium: a 2 (per tonos)
Alessandro Cannizzaro, violino
Riccardo Castagnetti, clavicembalo
 
Interventi di Silvia Perucchetti, Angelo Armani, Luca Poppi
Recitazione a cura di Massimo Manghi
 
ore 16 - Simmetrie e ricorrenze

L’entropia, legge fisica riguardante l'intero universo, come la nostra terra, aumenta ed è sempre aumentata. Concetto prettamente termodinamico, essa è misura del disordine, ma già molto prima che i fisici degli ultimi tre secoli ne scoprissero le leggi, l’umanità ha sempre cercato di dare ordine al mondo. Il numero, entità ordinatrice, porta con sé il concetto di misura, donde la sua applicazione a entità fisiche come oggetti, naturali o manufatti. La visione si è quindi piegata a percepire la proporzione e la simmetria. Nel tempo si è costruita altresì una teoria estetica trasformando, componendo e aggregando gli oggetti fisici a disposizione. La musica vista con gli occhi sarà quindi architettura molto prima che le partiture funzionino anche come opere d’arte grafica; sarà cioè trasferire nel tempo funzioni di simmetria. Del resto, camminare su un pavimento è come ascoltare una fuga, padroni di movimenti come la rotazione, la traslazione e la simmetria centrale. (m.z.)
 
Orlando di Lasso, Oculus non vidit (1577) (motetto a due voci pari)
Claudia Bugli, soprano
Maria Chiara Gallo, mezzo soprano
 
Béla Bartók, 44 Duos, per 2 violini (1933): n. 8 Slowakisches Lied (8); n. 26 Spottlied
Alessandro Cannizzaro, violino
Davide Gaspari, violino
 
Luciano Berio, Duetti per due violini, vol. 1. (1979-83): n. 1 Béla
Alessandro Cannizzaro, violino
Davide Gaspari, violino
 
Georg Friedrich Telemann, Sonatine canoniche, per due flauti: n. 1 in sol magg.
Maria Giulia Franzoni, flauto
Martina Stefanoni, flauto
 
Armando Gentilucci, Musica “riservata” (1977), per pianoforte – manoscritto inedito dedicato a Daniela Iotti in occasione della sua laurea
Adriano Ambrosini, pianoforte
 
Claudio Monteverdi, Sacrae cantiunculae (1582) a tre voci: Surgens Iesus
Claudia Bugli, soprano
Maria Chiara Gallo, mezzosoprano
Lucia Bagnoli, contralto
 
Johann Sebastian Bach: Die Kunst der Fuge BWV 1080 (1745-50): contrappunto 16.: rectus
Gianni Biocotino, flauto
Gaetano Nenna, clarinetto
Michele Gadioli, fagotto
 
Johann Sebastian Bach: Die Kunst der Fuge BWV 1080 (1745-50): contrappunto 16.: inversus
Alessandro Cannizzaro, violino
Davide Berselli, viola
Marco Ariani, violoncello
 
Fabrizio Fanticini, A Francesco e Clara per i loro 20 anni (2007) per tromba e violino – manoscritto inedito
Francesco Gibellini, tromba
Clara Fanticini, violino
 
Interventi di Marcello Zuffa
 
ore 17 - Natura/architettura: ordini

L'asimmetria dell’intervallo musicale di ottava, costituito dalla somma di una quarta e di una quinta, riflette la proporzione nota fin dall’antichità come sezione aurea. Verso il 1200 il matematico italiano Leonardo Fibonacci dimostra che tale proporzione, con l’asimmetria che contiene, rappresenta il modello di sviluppo e accrescimento delle forme organiche. Il ritmo di evoluzione di un tronco d’albero, la disposizione delle nervatura di una foglia o dei petali di un girasole si esprime matematicamente nella serie di numeri naturali in cui ogni termine risulta dalla somma dei due precedenti. L’interesse suscitato dalle caratteristiche di armonia e proporzionalità di quella che Keplero definì sectio divina si tradusse in un canone estetico al quale si riferirono innumerevoli espressioni artistiche: dalla scultura, all’architettura, alla musica, alla poesia.
 
A proposito di Guillaume Dufay, Nuper rosarum flores (motetto a 4 voci)

Bela Bartok, Sonata per due pianoforti e percussioni (1937)
Fabio Guidetti, pianoforte
Ilaria Cavalca, pianoforte
Matteo Manzini, percussioni
Alberto Paterni, percussioni
 
Interventi di Andrea Parisini e Fiorenza Gilioli
 
ore 18 - Da 1 a ...7 virtù

Nell’anno settimo del terzo millennio non si può ignorare il forte richiamo simbolico contenuto in questo numero. In base al numero sette siamo soliti declinare i giorni della settimana: un riflesso immanente del tempo in cui fu creato il mondo. Tracce della complessa simbologia legata al “sette” passano attraverso le elaborazioni della cultura scolastica medievale, in un intreccio di derivazioni mistiche e religiose che improntano da sempre la vita degli uomini. Anche il ruolo della musica, annoverata fra le sette arti liberali, conferma l’ossessivo richiamo simbolico che le sette virtù, di cui tre teologali (fede, speranza, carità) e quattro cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), trovavano corrispettivamente negli altrettanti vizi capitali.
 
Gioachino Rossini, 3 choeurs religieux (1844)
n. 1 La foi
n. 2 L’espérance
n. 3 La charité
Ensemble femminile coro “Claudio Merulo”
Anna Bigliardi, pianoforte
 
Letture da Dante a cura di Andrea Parisini
 
ore 18.30 – L’armonia del 7 nei chiostri benedettini di S. Pietro
 
Un antico monastero benedettino invita a misurarsi in un lungo e affascinante percorso di ricerche incrociate che, partendo da un originale approccio simbolico-matematico, restituisce avvincenti ed evocativi parametri per un’esegesi atipica e innovativa. Il pensiero originario dei committenti e dei costruttori – forse gli stessi monaci – si dipana nello spazio chiuso-aperto dei chiostri secondo una serie codificata di numeri in rapporto aureo continuo che intesse tutta la costruzione, dal disegno generale agli elementi particolari. Sono gli stessi numeri che, secondo la teoria albertiana della concinnitas, sottendono l’armonia dei suoni nella musica e creano la bellezza della forma nell’architettura. Il percorso compositivo del chiostro piccolo, in particolare, è costruito intorno al numero 7, mutuato dalle Scritture e preso a testimonianza dei valori trascendenti di cui si è voluto dotare la fabbrica. (Franca Manenti Valli)
 
Dialogo di Franca Manenti Valli con Ennio Pastorino nei chiostri risonanti di proporzioni

ore 19 - Poliedri musicali: spazio/tempo

Modernamente il ricorso al numero come principio ordinatore si riscontra in tutti i casi in cui si applichino semplici formule o più complesse teorie matematiche alle fasi progettuali della composizione: una regola per poter imporre il ruolo della ragione sul caso, un criterio di selezione sugli infiniti possibili, o, più semplicemente, un modo per cedere al fascino delle impossibilità. Dai primi anni cinquanta del Novecento, in particolare, viene introdotta la scala continua delle altezze e del tempo nel calcolo delle caratteristiche del suono ad opera principalmente del compositore Iannis Xenakis che ricorre all’applicazione del calcolo delle probabilità e di molteplici strutture come quella di gruppo, dei processi stocastici e della teoria dei ‘reticoli’.
 
Iannis Xenakis, Herma (1961), per pianoforte
Angelo Armani, pianoforte
 
Edgar Varèse, Density 21,5 (1936), per flauto
Annamaria Morini, flauto
 
Iannis Xenakis, Nomos alpha (1965-66), per violoncello
Alejandro Mariangel Pradenas, violoncello
 
Vytautas Barkauscas Jun, Tempora 2 (2004), per pianoforte a 6 mani
Daniela Manusardi, Amina Truika, Cristina Casari, pianoforte
 
Interventi di Alberto Pedrazzini, Angelo Armani, Francesca Magnani, Alejandro Mariangel Pradenas, Daniela Manusardi
 
ore 20 - Antagonismi: predeterminazione/alea

La tecnica di composizione dodecafonica, con la quale Arnold Schönberg aveva accentuato la natura prettamente intervallare dell’organizzazione compositiva, fu portata alle estreme conseguenza dai suoi successori, i quali la estesero alla totalità degli aspetti sonori. Il risultato fu quello di un mondo fortemente predeterminato da leggi costruttive in base alle quali l’oggetto sonoro si pose come forma massima di autoespressione. John Cage ribatte a quest’idea di arte con quella di automodificazione, di forma piena della capacità di mettersi in giuoco: si aspira dunque a sostituire il concetto di oggetto sonoro con quello di esperienza e l’atto del comporre può diventare semplice cerimonia di gesti a contatto col suono. Aprirsi al mondo, aderire al caso con assoluto rigore, sono le nuove procedure etiche dell’arte. Aleatorietà è sinonimo di libertà, in quanto opposta radicalmente al caos, e dunque autodisciplina radicalmente decentrata nei confronti dell’io. Stesso dicasi per lo spirito di Dada, vera finestra sul mondo ed apertura massima alla sperimentazione della realtà.
 
Arnold Schönberg, Suite op. 25 per pianoforte (1921-23): Preludio
Ilaria Cavalca, pianoforte
 
Franco Donatoni, Argot: due pezzi per violino (1979)
Enzo Porta, violino
 
John Cage, Living room music (1967) for percussion and speech quartet
Marco Pedrazzini
Giovanni Mareggini
Ilaria Cavalca
Matteo Mancini
 
Armando Gentilucci, Dal suono al suono (1977) per pianoforte
Adriano Ambrosini, pianoforte
 
Bruno Maderna, Musica su due dimensioni (1960) per flauto e registrazione stereofonica
Annamaria Morini, flauto
 
Paolo Castaldi, Cardini: solfeggio parlante per voce sola (1973)
Mirco Ghirardini, performer [in videoregistrazione]
 
Interventi di Fiorenza Gilioli e Francesca Magnani
 
ore 21.30 - Sette presenze in fogli d'album

Le frequentazioni di una biblioteca musicale possono talvolta lasciare tracce durevoli del proprio passaggio. Ciò accade quando, attraverso i segni stampati o manoscritti sulle proprie partiture, depositate volta a volta nel tempo, si pongono le condizioni per entrare in relazione con l’immensità del pensiero che vi si conserva. Il rapporto con la tradizione perciò vi si amplifica, interagendo con il problema della trasmissione di tale sapere in una feconda dimensione di scambio, di incessante confronto, resi possibili dal convivere di tanto differenti poetiche compositive. Riflessi nella concreta materializzazione che le loro espressioni trovano in quei documenti scritti e sonori, tali presenze si collegano perciò direttamente alla capacità di questi luoghi di risuonare delle loro opere.
 
Luca Antignani, Und dieses einen Weges Kamen sie (1997), per chitarra - 1. esecuzione assoluta
Giacomo Baldelli, chitarra
 
Armando Gentilucci, Il rifrangersi di un'ombra (a proposito del Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo di Bach) (1985), per pianoforte
Adriano Ambrosini, pianoforte
 
Stefano Bonilauri, Solo IV (1998), per fisarmonica – 1. esecuzione assoluta della nuova versione
Mirco Ferrarini, fisarmonica
 
Armando Gentilucci, Lieve suonò la notte (1979), per violino e pianoforte
Enzo Porta, violino
Adriano Ambrosini, pianoforte
 
Fabrizio Fanticini, Del suono che non fa rumore (1995), per viola sola
Luciano Cavalli, viola
 
Maurizio Ferrari, Klavierstück n. 3: 7 fogli d’album (2007), per pianoforte – 1. esecuzione assoluta
Franca Bacchelli, pianoforte
 
Andrea Talmelli, Jardins au clair du réveil (2006), per marimba e pianoforte – 1. esecuzione assoluta
Simone Beneventi, marimba
Angelo Armani, pianoforte
 
ore 22.30 - I sette peccati capitali

La lista dei sette peccati capitali diffusasi nell’epoca della Controriforma risale in realtà a Gregorio Magno. Si trattava di una rielaborazione degli otto pensieri malvagi formulata da Evagrio Pontico nel IV secolo e volgarizzata in Occidente da Giovanni Cassiano. La moderna esegesi riconosce in essi una forma di psicoanalisi ante litteram laddove vengano interpretati quali distorsioni di “rapporti” che l’individuo rispettivamente intrattiene col cibo (in Evagrio gastrimarghía); con la sessualità (porneía); con le cose (philarghyría), per cui l’uomo tende a lasciarsi definire da ciò che possiede; con gli altri (orghé), allorché la collera rappresenta una degenerazione violenta; con la frustrazione di chi, preda dello spiritus tristitiae, non vive in modo equilibrato il rapporto col tempo della propria vita (lýpe); con l’operare (kenodoxía), da cui deriva la tentazione a definirsi a partire da ciò che si fa; con se stessi (ýperephanía) nell’affermazione esagerata del proprio ego.
 
Kurt Weill, Die sieben Todsünden der Kleinbürger (1933) :
Prologo - Accidia (pigrizia) - Superbia - Ira - Gola - Lussuria - Avarizia - Invidia - Epilogo
Susanna Avanzini, mezzo soprano
Matteo Macchioni, tenore 1
Domenico Cappucci, tenore 2
Noris Borgogelli, baritono
Simone d'Eusanio, basso
Marcello Zuffa, pianoforte
 
Introduzione di Susanna Avanzini