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Il colore del suono nella ricerca interiore

Il colore del suono nella ricerca interiore

Francesca Magnani e Monica Boni

Sabato 3 marzo 2012, ore 17.30 - Biblioteca Armando Gentilucci
Francesca Magnani e Monica Boni
Il colore del suono nella ricerca interiore: dall’astrattismo alla dodecafonia

Anton Webern, Variazioni per pianoforte op. 27 (1937)
Cecilia Casarini, pianoforte
 
 
L’espressionismo è il momento artistico criticamente più vagliato nel dialogo delle varie arti, come attestano i rapporti tra redattori e collaboratori del volume Der Blaue Reiter, apparso nel 1912, che raccoglie saggi su pittura, letteratura, musica e teatro. “L’affinità tra musica e pittura […] è il punto di partenza della via per la quale la pittura, con l’aiuto dei propri mezzi, si andrà sviluppando fino a diventare arte in senso astratto.” Sono parole con le quali il pittore russo Vassilij Kandinskij dichiara una sorta d’impossibilità ad esprimersi entro i limiti di una propria tecnica di linguaggio, cogliendo nella coeva ricerca musicale presupposti ben più avanzati per la soluzione ‘astratta’ con cui il geometrismo si opporrà in pittura al caos espressionista. Ne deriva l’accostamento dei due maggiori esponenti dell’astrattismo – nell’accezione mistico-razionalista di Kandinskij e in quella neoplasticista di Mondrian – ai musicisti dodecafonici Schönberg e Webern. Mentre il primo, dotato di una spiccata capacità di percezione sinestetica, pone in relazione le principali tonalità cromatiche con determinati timbri strumentali, il secondo sembra indicare l’esistenza di un intimo rapporto strutturale tra certa scansione spazializzatrice della sintassi dodecafonica e certa temporalizzazione della pittura e dell’architettura neoplasticiste.

Fa parte di

L'Orecchio del Sabato 2012

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